L’acido folico o vitamina B9 è presente nei vegetali a foglia larga, fegato, agrumi, legumi e pane integrale ma raramente si ottiene il giusto apporto giornaliero!
Un giusto apporto di acido folico in gravidanza sembra sia associato ad una riduzione del rischio di spina bifida, una malformazione neonatale dovuto alla chiusura incompleta di una o più vertebre.
Dovrebbero infatti essere assunti circa 200 microgrammi di acido folico attraverso gli alimenti. L’apporto dovrebbe iniziare almeno 3-4 settimane prima del concepimento in vista della riduzione dei difetti del tubo neurale fetale (in primis la spina bifida).
Tre recenti studi dimostrano la riduzione di questa patologia grazie all’apporto corretto di acido folico nel 70% dei casi. Il dosaggio dell’acido folico, come suggerito dal Ministero della Salute, sale però a 4-5 mg in casi particolari come l’uso di anticonvulsivanti o chemioterapici, stile di vita vegetariano, fumatrici e in caso di abuso di bevande alcoliche. Si tenga comunque presente che un dosaggio elevato di acido folico può nascondere una carenza di vitamina B12 e pertanto può essere consigliabile una integrazione nel caso si sospettasse una sua eventuale carenza.
Durante l’Annual Conference 2009. Italian Network for the Promotion of Folic Acid and Prevention of Congenital Defects, è stato dichiarato che la percentuale di donne italiane che assume acido folico in modo corretto oscilla tra il 13 ed il 33%. Le donne immigrate, invece, assumono tra il 1% e 14% di acido folico. La probabilità di assumere in modo corretto l’acido folico in prevenzione è maggiore tra le donne con istruzione più alta. Risulta evidente da questi dati come sia necessaria un’importante opera di divulgazione attiva tra le donne e anche tra i medici ricordando che in alcuni paesi l’integrazione di acido folico è obbligatoria e la mancata prescrizione è considerata “malpractice” con le ovvie conseguenze medico-legali.
Supplementazione in gravidanza: Valerio M. Jasonni, Claudio Zanardi e Tito Silvio Patrelli.