La preeclampsia, o gestosi, è una sindrome che può apparire solo in gravidanza ed è una delle paure principali che accompagna questi nove mesi; purtroppo il timore è giustificato, sia per le conseguenze che comporta sia perché la medicina ancora non ne ha chiarito le cause.

Ne soffre circa il 5% delle donne incinte e una percentuale ancora minore sviluppa poi una forma grave di eclampsia. Fortunatamente, in Italia l’incidenza è ancora più bassa, intorno all’1%, mentre raggiunge quote più elevate nei paesi dove la popolazione è obesa (Stati Uniti) e la resistenza insulinica maggiore. Nel nostro paese invece la preeclampsia è spesso associata a trombofilia della mamma e quindi a un difetto congenito.

Per prima cosa, partiamo dai sintomi. L’acronimo EPH li indica tutti e tre: Edema, Proteinuria e Ipertensione (Hypertension). La ritenzione idrica a vari livelli, in qualsiasi parte del corpo, provoca infatti ristagno di liquidi e quindi edemi; contemporaneamente si rileva un aumento delle proteine nelle urine, pari o superiore a 0.3 gr/L e della pressione,oltre i 140 mmHg per la sistolica e 90 mmHg per la diastolica.

Se compaiono invece anche altri sintomi, come dolore allo stomaco, mal di testa, visione offuscata e convulsioni, questo è segno di una forma più grave, ed ovviamente più rischiosa, della malattia. In questo caso bisogna recarsi immediatamente dal medico.

I rischi maggiori per il feto si verificano quando la preeclampsia compare precocemente: questa provoca alterazioni alla placenta che riducono la quantità di sangue e di nutrienti al feto. Più il feto è immaturo, più può andare incontro a iposviluppo o addirittura morte.
Nella mamma invece i problemi sono legati all’ipertensione e alla vasocostrizione, provocata dal rilascio di sostanze dovute alla gestosi. Quindi il rischio è quello di danni vascolari, problemi coagulatori, emorragie, fino a danni cerebrali. Proprio per questo motivo la preeclampsia è una delle cause principali di mortalità materna durante la gravidanza

Per uno specifico gruppo di mamme a rischio la una ricerca ha dimostrato l’efficacia di un trattamento a base di eparina e aspirina. Purtroppo, per tutte le altre donne non è ancora stato scoperto un metodo per prevenire la preeclampsia e l’unico consiglio dei medici è di misurare frequentemente la pressione sanguigna per diagnosticare in tempo rialzi improvvisi. Nel caso di diagnosi positiva, non esiste una vera e propria cura: l’unico modo per interrompere la malattia è interrompere anche la gravidanza; a seconda del mese di gestazione, il parto può essere la scelta migliore (di solito con taglio cesareo). Se però il bimbo è ancora troppo piccolo l’unica soluzione è dare alla mamma farmaci per abbassare la pressione e monitorare costantemente il benessere materno e fetale.