Ci ho provato, disperatamente, a conciliare le due cose. Ho chiesto orari ridotti che mi consentissero di portare le piccole al nido o alla scuola materna, mi sono avvalsa di tate, di aiuti di ogni genere, e per qualche tempo mi sono anche illusa di poter fare tutto. Ma la realtà è che è impossibile.

(Corriere.it)

Le due cose di cui parla questa donna sono chiaramente maternità e lavoro. La disperazione di questa madre, che circa un mese fa ha dichiarato il suo “fallimento” in una lettera a Beppe Severgnini, non è un caso isolato. E lo dimostrano i tanti commenti di colleghe altrettanto disperate. Sappiamo tutti che ci sono Paesi, tutti più a nord, in cui avere figli lavorando è possibile, e lo è senza gli sforzi sovrumani che devono fronteggiare molte donne italiane.

Cosa fanno i Paesi più evoluti per andare incontro alle mamme lavoratrici? Quali misure adottano? Asili nido gratuiti e aperti fino alle sei, attività sportive a basso costo, lunghi congedi di maternità e paternità, facile accesso al part-time e ingenti sussidi.

In Italia tutto ciò è fantascienza. Ma il nostro problema non è solo questo. A remare contro il lavoro e la realizzazione delle donne sono anche i loro compagni, ancora troppo spesso ancorati alla vecchia concezione patriarcale e maschilista secondo cui a occuparsi della casa e dei figli debba essere la mamma. Ma se entrambi i genitori lavorano otto ore al giorno perché mai le pulizie, la cena, l’accudimento dei figli sono ancora così spesso considerati “roba da donne”?

Il nostro Paese ha sicuramente bisogno di misure di tutela alla genitorialità più forti e consistenti, ma non solo. Finchè non ci sarà davvero un’evoluzione del concetto di famiglia patriarcale, un vero cambiamento di ruoli e abitudini, progredire sarà difficile. E non solo a livello del singolo nucleo famigliare. Un recente studio OCSE ha dimostrato che allentando il divario di genere il PIL nel 2030 potrebbe aumentare del 12%. Maggiore parità di diritti e doveri tra uomo e donna quindi, porterebbe non solo a un miglioramento della vita famigliare e delle donne, ma anche a una ripresa dell’economia del Paese intero.