Le infezioni sessualmente trasmesse acquisite durante il periodo gravidico, siano esse virali e non, possono ripercuotersi sul piccolo determinando quadri clinici di intensità e durata variabili. Le infezioni virali in gravidanza colpiscono circa il 6-8% dei bimbi, di fronte al 2% di quelle batteriche, costituendo un importante causa di morbilità e mortalità perinatale. Una delle principali infezioni che si possono contrarre in gravidanza è quella da Papilloma Virus.
Infezione da Human Papilloma Virus
L’infezione da HPV è senza dubbio la più frequente malattia virale trasmessa per contagio sessuale. Non è facile stimare il numero di casi (essendo alcuni asintomatici) ma si calcola che circa il 75% della popolazione sessualmente attiva è infettata nel corso della vita da 1 o più tipi di HPV (soprattutto tra i 20-25 anni di età).
In gravidanza, si stima (probabilmente per difetto), la presenza dell’HPV per una percentuale che varia tra lo 0,5 e il 3% di tutte le future mamme. Le motivazioni per le quali l’HPV sembra essere frequente nelle donne in dolce attesa sono riconducibili a diversi elementi:
- La gravidanza è un momento fisiologico in cui la replicazione virale è maggiormente attiva,
- Questa maggiore attività è probabilmente dovuta a una diretta influenza esercitata dal progesterone,
- Persiste un aumento della carica virale indipendentemente dal numero di cellule infettate.
L’infezione viene trasmessa al neonato durante il transito nel canale del parto o dopo la rottura prematura delle membrane. Nel neonato l’infezione da HPV può provocare la papillomatosi respiratoria ricorrente o papillomatosi laringea giovanile che in genere si manifesta entro il quinto anno di età. Questa patologia è molto aggressiva e la risoluzione è molto difficile. L’incidenza della papillomatosi laringea giovanile è di circa 1 su 1500 nati. La papillomatosi respiratoria ricorrente giovanile è un’infezione della laringe potenzialmente mortale, che compare entro i primi 5 anni di vita. La frequenza dei neonati affetti è molto bassa.
In gravidanza non è indicato alcun trattamento che invece può iniziare dopo 6-12 settimane dal parto. Questa attesa è caratterizzata da controlli citologici e colposcopici ed è giustificata dal fatto che la gravidanza non modifica in alcun modo la storia naturale della lesione.